I ciechi e l’elefante. Ovvero: cosa penseresti se scoprissi che la Terra respira?
“Gli uomini devono reimparare a unire nel pensiero lo spirito e il corso della natura.”
R. Steiner
Quando dico che la Terra è viva non è una metafora, un modo di dire.
L’invenzione dei concetti opposti di materia organica e materia inorganica -con la conseguente identificazone della vita con la componente organica e nettamente separata dall’inorganico, considerato non-vita-, ha portato la percezione comune a suddividere in morte o vive le cose del mondo, e a considerare la Terra, il pianeta su cui ci troviamo, come parte dell’insieme “cose morte, substrati inerti, oggetti passivi e insensibili illimitatamente modificabili”.
Ma non c’è niente di più lontano dal vero. Questo modo di pensare è infatti parziale e simile a quello che potrebbe pensare un virus riguardo all’organismo che lo ospita, entrando a contatto con le sue molecole chimiche ma perdendo completamente di vista l’insieme.
A un’osservazione autentica, di prima mano, la Terra appare viva, pulsante e vibrante di vita. La validità di questa variabile, oltre che dall’esperienza diretta, è rinforzata dal fatto che, appena viene inserita nel sistema la possibilità che la Terra sia viva e partecipi di processi ciclici organici, ecco che si risolvono automaticamente questioni che prima si presentavano di difficile soluzione, e il puzzle si completa.
Con questo intendo dire che solo un’agricoltura e una filosofia che partano da questo assunto (finora accantonato dalla storia del pensiero) possono realmente comprendere e operare in maniera efficace e non distruttiva nei confronti della Natura. Etimologicamente comprendere significa accogliere dentro di sé, fare proprio, integrare. Quindi dicendo “comprendere” dico sentire e vivere a livello di esperienza individuale, in modo da poterne essere certi e poter interagire con i ritmi di questa vita.
Per molto tempo gli esseri umani sono stati bambini nei confronti della Terra. Ora è tempo per uomini e donne di affrontare le proprie responsabilità, pena l’estinzione. Di cessare di consumare e di cercare di comprendere per co-creare, inserendo la propria volontà nel ritmo del Cosmo, ovvero del super-organismo di cui facciamo parte. Siamo nati per questo, ci basta reimparare a sentire la Natura di cui siamo fatti per intravedere il ruolo che potremmo avere nel futuro della Terra.
La Terra è viva, e respira.
Il fatto che al metodo scientifico ciò risulti attualmente come indimostrabile (a causa di limiti propri del metodo scientifico stesso) e perciò venga considerato a priori come falso, è a sua volta la dimostrazione della parzialità di vedute che ancora affligge la scienza, ma che è destinata a scemare perché in fondo irrilevante, in quanto si tratta qui di un’esperienza diretta che ciascuno può semplicemente fare.
Riflettendo sul ritmo della respirazione terrestre e su ciò che in questo ciclo rappresentano le piante, si potrà vivere le stagioni dentro se stessi con consapevolezza e così comprenderne veramente il significato.
La strada per un’orticoltura consapevole e di conseguenza efficace parte dal rispetto per l’organismo Terra. Osservare, ascoltare, sentire, percepire, conoscere prima di intervenire, per preservare gli equilibri dinamici. Inserirsi nella vita della Terra e nel suo ritmo con attenzione e destrezza, senza dimenticare che non esiste nessuna soluzione di continuità tra terra, pianta, cielo – e noi stessi. Siamo parti diverse dello stesso corpo.
Il corso dell’anno sulla Terra è bellissimo. Lo descrive Rudolf Steiner, in una serie di conferenze tenuta nel 1923, durante i giorni della Pasqua, a Helsinki. Il titolo delle conferenze è “Il Corso dell’anno come respiro della Terra e le quattro grandi festività” (Editrice Antroposofica, Milano 2011), e anche lo studioso Walter Cloos, nel suo libro “L’anno della Terra nell’alchimia delle stagioni” (Natura e Cultura Editore, Alassio 1986) ci dà un bellissimo resoconto dei processi che mantengono la Terra in vita, rendendola una fucina di forme cosmiche.
Steiner ci parla di come la Terra respira:
“Oggi vogliamo osservare questo ciclo della Terra come una specie di grande reapiro che essa compie rispetto al cosmo che la circonda. Possiamo intendere come processi respiratori anche altri fenomeni che si svolgono nella Terra e attorno alla Terra. Possiamo anche parlare di un respiro giornaliero della Terra. Oggi, tuttavia, esamineremo il corso dell’anno come un grand eprocesso respiratorio della Terra, nel quale però essa non inspira o espira aria, ma le forze che ad esempio operano per la crescita delle piante, le forze che in primavera fanno psuntare le piante dal terreno e in autunno ve le ritirano, che fanno appassire le loro parti verdi e in ultimo ne fanno cessare la crescita.”
Se in autunno, intorno alla fine del mese di settembre (29 settembre: giorno di San Michele): “Le forze espirate (durante l’estate, n.d.r.) cominciano di nuovo a rientrare, e la Terra inizia di nuovo a inspirare. L’anima della Terra, che si era riversata nel cosmo, rientra all’interno della Terra stessa”; in primavera invece, durante il periodo pasquale: “La Terra (…) ha espirato; l’anima è ancora per metà nella Terra, ma la Terra l’ha espirata, le fluenti forze animiche della Terra si riversano nel cosmo.” Allo stesso modo il solstizio d’inverno (Natale e nascita del Cristo – vita dentro la Terra) e il solstizio d’estate (San Giovanni – completa apertura della Terra alle forze cosmiche) formano un’altra coppia di movimenti opposti che si bilanciano, si alternano, costituendo la vita.
L’anno è dunque scandito dal respirare energetico della Terra. Autunno è quando la Terra inspira, richiamando dentro sé le energie cosmiche, purificandole e risvegliando l’attivistà interiore degli spiriti elementari. D’inverno la Terra è sveglia: trattiene la sua vita dentro di sé, mentre gli esseri elementari imperversano e trasformano, mentre i semi sognano le piante. Con la primavera la Terra espira. Con il germogliare della vegetazione possiamo sentire la Terra che rilascia la sue energia, esteriorizzandosi e raggiungendo il culmine durante San Giovanni, il solstizio d’estate. Quando ilSole entra in Gemelli le piante fioriscono, aprendosi completamente alle forze cosmiche, in un fervente scambio di informazioni che porterà alla fecondazione, quindi al frutto e infine al seme, con cui la pianta supera se stessa a (ma solo in un certo senso) muore. “Bisogna cessare di esistere per esistere davvero” scriveva Goethe, e i fiori ce lo mostrano chiaramente. Con il seme la pianta porta il Cosmo nella Terra, ma per farlo deve morire (autunno: processi di marcescenza e decomposizione, calore sotterraneo, alchimia della trasformazione).
Vivere in se stessi questo equilibrio tra interiorizzazione e estroversione ci inserisce attivamente nell’organismo Terra (e di conseguenza in quello agricolo) permettendoci di operare con rispetto, cognizione di causa e amore nei confronti delle piante.
Se la Terra continuerà a venir considerata e trattata come un substrato inerte, si trasformerà sempre più in un deserto e saremo fra i primi ad apprezzarne le conseguenze. Per questo è importante reimparare a osservare e sentire il respiro della Terra e il suo influsso su di noi. Solo così potremo capire le piante e lavorare in armonia con loro, comprendendo anche a un livello più profondo il senso e il ritmo delle pratiche agricole.
“Colmando così la coscienza, per gli uomini sorgono ispirazioni. Non ne sono sempre coscienti, ma è un segreto dell’evoluzione dell’umanità il fatto che da tali atteggiamenti religiosi nei confronti dei fenomeni del mondo derivano ispirazioni per tutta la vita.” R. Steiner